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Ana Carrasco: “Pilotare una moto non è una cosa maschile nè femminile.”

17/02/2020
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Ana Carrasco è stata la prima pilota a vincere una gara del Campionato mondiale FIM nel 2017 e, un anno dopo, è stata proclamata campionessa della categoria Supersport 300 del Campionato mondiale Superbike.

Ana è una pilota davvero forte, meglio di molti uomini e su questo non ci sono dubbi. È una naturale conseguenza se guidi una moto dall’età di tre anni e, inoltre, è quello che ti piace di più al mondo. Ecco perché partecipa alla campagna #EllasConducen di Midas, in collaborazione con la DGT e Ayuda en Acción, che mira a porre fine agli stereotipi di genere associati alla guida, aiutando nel contempo le donne a rischio di vulnerabilità sociale per ottenere l’indipendenza.

INTERVISTA

Perché ci sono così poche donne che sono motocicliste?
Perché storicamente è stato uno sport maschile, questo è chiaro. Iniziano a guidare molti più ragazzi rispetto alle ragazze e, quindi, sono i bambini ad avere più possibilità di raggiungere la vetta. Quando ho iniziato c’erano solo tre o quattro ragazze in Spagna. Con tutto ciò che stiamo ottenendo il numero sta crescendo molto, ci sono molte più ragazze che incoraggiano a correre e credo che tra pochi anni il numero di donne aumenterà. Per ora, stiamo incrementando e questo è già qualcosa. Ottenere buoni risultati sicuramente aiuterà le altre ad avere un percorso più facile.

Con così poche ragazze nella competizione, è quasi un miracolo che tu sia arrivata così lontano.
Tutti, indipendentemente dall’essere un uomo o una donna, hanno un talento, un lavoro e molte altro. Essere bravi o no dipende da molte cose, quindi penso di essere stata fortunata ad avere il supporto necessario e ho lavorato duramente per arrivarci. Sono stata tra i pochi fortunati che sono riusciti a competere nel campionato del mondo.

Preferisci fare la passeggera o guidare?
Non amo fare da bagaglio, preferisco guidare!

La moto ha un lato femminile?
Né femminile né maschile. La moto è un veicolo ed è condotto da persone. Il fatto di guidare non è maschile o femminile, è semplicemente una questione di tecnica e di saperlo fare.

Vedi ancora facce stupite quando scendi dalla moto e ti togli il casco?
Penso di no: è un luogo comune superato. In questo momento sono uno dei piloti di riferimento nella competizione, tutti sanno chi sono e sono in griglia in ogni gara. Non sorprende più che siamo lì a lottare per vincere. Qualche anno fa, quando ho iniziato la Coppa del Mondo, era un po’ più strano, ma ora è normale per tutti.

E non ti succede neanche per strada?
Di solito non vado in moto per strada.

Perchè no?
Perché il mio modo di vedere il motociclismo è diverso. Salgo su una moto per gareggiare e andare veloce. La strada non è per quello. La cosa migliore, per le persone a cui piace correre, è andare su un circuito ed evitare rischi inutili.

L’auto è il grande nemico della moto?
Sulla strada sì. Personalmente, guidare una moto in strada è pericoloso perché dipende da molte cose, molte persone e le strade non sono concepite per una caduta. È importante che tutte le persone, sia motociclisti che automobilisti, si rendano conto che la motocicletta è il veicolo più debole. In caso di problemi, ad avere la peggio sempre la moto.

E i guardrail?
Sono uno dei grandi problemi del motociclista. A poco a poco verrà risolto perché la strada al momento non è preparata per eventuali cadute: ci sono guardrail, cordoli, alberi e molti altri ostacoli. Quando di è in moto, l’impatto è sulla persona.

Qual è stato il tuo più grande spavento?
In competizione le cadute non fanno paura, perché cadere fa parte del lavoro. Cerchiamo di trovare il limite e si cade molte volte. Le peggiori sono le lesioni: ho subìto una frattura al gomito, un’altra alla spalla e anche alla clavicola di diverse volte. Le lesioni sono la parte più brutta di questo sport. E non vado in moto per strada.

Pensi che le donne guidino peggio degli uomini o sono più caute?
Non penso che le donne guidino peggio. Essere cauti sulla strada è una virtù, non un difetto. Gli uomini tendono ad essere più coraggiosi, ma subiscono anche più incidenti e molte più battute d’arresto. Essere prudenti è la cosa migliore che puoi fare per guidare in sicurezza.

Qual è l’età migliore per iniziare a guidare una moto?
L’età minima per ottenere la patente è di 16 anni e penso che sia l’età perfetta per iniziare a guidare una moto. Se prendi la patente quando sei giovane e inizi con le moto piccole, puoi avere più esperienza e poi salire di cilindrata. Uno degli errori che molte persone fanno è quello prendere la patente in età adulta e iniziare subito con moto potenti. La base per andare sul sicuro è padroneggiarla molto bene e ciò si ottiene partendo da moto piccole facendo piccoli passi.

Ma hai iniziato molto presto, giusto?
Ho iniziato a tre anni. In qualsiasi sport agonistico, e per poter gareggiare in tutto il mondo, devi iniziare molto giovane, passando attraverso molte categorie e facendo molta esperienza. Il motociclismo è come qualsiasi altro sport: i bambini iniziano a giocare a calcio, basket o tennis a tre o quattro anni. Con le moto è lo stesso. Se vuoi imparare, acquisire esperienza ed essere pronto per il campionato del mondo ai 16 anni, devi iniziare giovane e imparare il più presto possibile.

Cosa diresti a una persona di 30 o 40 anni con poca esperienza che decide di passare alle due ruote?
Devi essere prudente. Avere una grande moto è una “figata” ma è sempre meglio prendere una 600 per due anni per acquisire esperienza piuttosto che iniziare direttamente con una 1.000. Tieni presente che sono moto molto potenti, veloci e che quando inizi da zero è più facile farsi male. Meglio iniziare con qualcosa di più piccolo per imparare e non avere paura sulla strada.

Traduzione riservata di MissBiker.com 
fonte: Marca

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