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Emma Franklin: “Il motociclismo è tutta la mia vita!”

06/03/2023
Lisa Di Blas
Pubblicato in: ,

Appassionata di due tempi e giornalista esperta, Emma Franklin per 19 anni ha raccontato le competizioni più amate del Regno Unito, per poi diventare vicedirettrice del settimanale motociclistico numero uno al mondo nel 2020, MCN – Motorcycle News.

Da quanto tempo vai in moto?

Quando sono nata, i miei genitori facevano parte di un club di motociclisti e mia madre mi racconta che, quando i loro amici venivano a trovarli in moto, il suono dei motori accesi mi tranquillizzava! Poi, mentre mia sorella ed io crescevamo, i miei genitori abbandonarono le moto, ma credo che qualcosa mi sia rimasto nel sangue. Ho avuto uno scooter a 16 anni, quindi posso dire che vado in moto da circa 25 anni.

Puoi parlarci delle moto che hai guidato nel corso degli anni? Hai una moto preferita?

È difficile rispondere a questa domanda, perché ho guidato quasi tutte le nuove moto degli ultimi 18 anni. Ho iniziato la mia carriera in una rivista di motociclismo mainstream (RiDE), dove testavamo tutti i tipi di moto da strada, da quelle sportive a quelle da turismo e tutto il resto. In quel periodo ho assistito a molti lanci di nuovi modelli in tutto il mondo.

Uno dei più importanti per me è stato il lancio nel 2008 della Yamaha Vmax di seconda generazione, perché era un modello iconico e aveva una potenza e un valore di coppia eccezionali. Abbiamo potuto guidarla su alcune strade incredibili vicino a San Diego: è stata un’esperienza fantastica.

Sono per definizione una motociclista sportiva, e dunque il passo successivo nella mia carriera è stato lavorare alla rivista Performance Bikes come vicedirettrice, e di quel periodo conservo un ricordo speciale anche di moto come la Triumph Daytona 675R e la Honda CBR1000RR SP. Le ho guidate entrambe in occasione del lancio a Portimao nel 2011 e… caspita! Quella pista è un posto davvero pazzesco per provare una moto!

Forse il mio ricordo più importante risale al 2016, quando ho avuto l’opportunità di provare la Mahindra MGP30 Moto3 ufficiale di Pecco Bagnaia a Silverstone, il giorno dopo la gara di MotoGP. Ero lì con Neil Hodgson e Loris Capirossi, che stavano provando la moto. Pioveva a dirotto e la pista era allagata, ma la moto era incredibile da guidare: era una MotoGP in miniatura, davvero speciale. Il team Aspar Mahindra mi lasciò stare in sella per molto tempo, perché avevano capito che mi piaceva troppo! Devo ammettere che all’inizio ero piuttosto nervosa, soprattutto perché c’era anche l’amministratore delegato di Mahindra, Mufaddal Choonia, che mi fotografò seduta sulla moto e mi disse che ero la prima donna a guidare la loro Moto3!

Il motociclismo per te è un’esperienza fisica, spirituale o emotiva?

Questa è una domanda che calza a pennello, perché proprio oggi mi sono ricordata di quanto mi dà il motociclismo. Non ho più l’opportunità di andare in moto come una volta, a causa delle diverse esigenze del mio attuale ruolo di vicedirettrice di Motorcycle News, un giornale settimanale di motociclismo dal ritmo incalzante, e dalla mancanza di tempo che deriva dall’essere mamma di un bambino  di cinque anni. Tuttavia, proprio oggi ho potuto trascorrere la maggior parte della giornata in sella a delle moto (la nuova Honda Hornet, la Norton Commando e la BSA Goldstar) e mi sono ricordata di quanto le moto siano parte integrante della mia vita.

Quando vado in moto mi sento davvero me stessa, la mia mente è concentrata e assorbita dalla guida e provo una sensazione di “spirito libero”. Credo che sia come raggiungere lo zen… e questo succede soprattutto quando si guida in pista perché la concentrazione necessaria a volte ti può far immergere in quella meravigliosa sensazione di “flow”, che è quasi un’esperienza extracorporea dove la moto diventa semplicemente un’estensione di noi stessi.

Direi quindi che per me la partecipazione attiva nel motociclismo è fisica, spirituale ed emotiva, e sicuramente dopo aver fatto un giro in moto sento di aver attivato la versione migliore di me stessa.

Come sei diventata una giornalista di motociclismo?

Scrivo da sempre, è sempre stata una delle mie passioni. Dopo la scuola mi sono laureata in giornalismo multimediale. Appena laureata, ho visto un annuncio di lavoro per la posizione di giornalista nella rivista Revs, un mensile sulle auto elaborate. Da appassionata di motori, all’epoca ero anche appassionata di auto, così mi sono candidata e ho ottenuto il lavoro. Sfortunatamente, quella rivista chiuse 18 mesi dopo il mio arrivo, ma per mia fortuna cercavano una giornalista nella rivista RiDE, così iniziai a lavorare lì – e il resto è storia! Emma Franklin on track

Qual è la parte migliore del tuo lavoro?

È il sogno di tutti gli amanti delle moto, avere accesso a tutte le ultime novità in fatto di moto e kit, quindi naturalmente queste due cose sono in cima alla lista. Ma per me la parte migliore è la possibilità di incontrare e ascoltare tante persone affascinanti, intelligenti, coraggiose, di talento e diverse. Il motociclismo è la cosa che ci unisce, ma siamo tutti unici – e mi piace il fatto che il motociclismo mi permetta di avere un terreno comune con tutti, cha spazia da un lettore qualsiasi di MCN fino a qualcuno come Marc Márquez – siamo tutti così diversi e abbiamo le nostre storie da raccontare, ma siamo anche tutti motociclisti!

Cosa serve per testare una moto? Puoi spiegarci il processo e come ti prepari?>

Tutto inizia con la ricerca. Nel caso del lancio di un nuovo modello, è utile poter guidare la versione precedente della moto o la sua rivale più simile prima della partenza per rinfrescare la memoria. Poi bisogna leggere il press kit (contenente tutte le specifiche e le informazioni tecniche) e prendere nota di tutti i pensieri o le domande che ti vengono in mente. Mi piace anche tenere presente le dichiarazioni del costruttore sulle specifiche di una moto, in modo da poterle valutare in modo attento durante il viaggio.

Durante il test, bisogna essere abili a separare la gioia emotiva e le sensazioni tipo zen che ho descritto prima, per essere più obiettivi e più “professionali”, in modo da poter valutare con precisione le prestazioni della moto. Ma naturalmente le due cose non possono e non devono essere totalmente separate, perché tutti noi compriamo le nostre moto per come ci fanno sentire… In ogni caso, prendo molti appunti sul mio taccuino o registro delle note vocali ogni volta che mi fermo per ricordarmi i vari punti.

Poi scattiamo delle fotografie in movimento in vari punti della corsa, il che significa andare avanti e indietro per una curva o una serie di curve per i fotografi/videomaker. Questo spesso può richiedere molto tempo, soprattutto se sono richieste riprese più specialistiche, come le carrellate, che implicano la necessità di guidare estremamente vicino alla parte posteriore di un’auto, quasi con le gomme anteriori sul paraurti, mentre un fotografo si affaccia dal portellone posteriore aperto e ti riprende!

A volte, soprattutto in pista, utilizziamo il datalogging per supportare le nostre opinioni. Lo facciamo con i tempi sul giro e sul tratto, con le velocità di uscita, con gli angoli di piega, con i dati sulla velocità massima, sull’accelerazione e sulla frenata. Mi piace usare i dati in questo modo, e in particolare ho sempre amato fare test comparativi su pneumatici proprio per questo motivo. Emma Franklin Honda CBR1000RR

Come è cambiata la tua vita grazie alle moto?

Il motociclismo è tutta la mia vita! È il mio lavoro quotidiano; è anche il mezzo che mi ha fatto conoscere il mio compagno ed è anche il suo lavoro (è un collaudatore stradale e pilota freelance); è il nostro  hobby/passatempo, dato che passiamo i fine settimana in pista e le serate in garage a preparare la moto da corsa o a seguire tutti i campionati di MotoGP/WSBK o del BSB in TV. Il motociclismo fa parte di me da più di metà della mia vita e ora riesco a malapena a ricordare un momento senza moto!

Qual è la lezione più importante che ti ha insegnato il motociclismo?

Il motociclismo, e in particolare le corse, mi hanno insegnato alcune preziose lezioni di vita, soprattutto a controllare le emozioni e a non lasciare che la paura limiti le mie capacità come essere umano. Credo che tutti noi siamo capaci di fare molto di più di quello che pensiamo: a volte è questione solo di fare il salto, di lasciarsi andare e di vedere fino a che punto si può volare – e ci sorprendiamo sempre.

Come descriveresti la comunità motociclistica femminile nel Regno Unito?

È assolutamente attiva e fiorente! L’anno scorso ho partecipato a un tentativo per stabilire il record mondiale per il più grande raduno di motocicliste (ne abbiamo scritto qui), che si è svolto fuori dalla fabbrica Triumph, con la partecipazione di 1549 donne. L’ambiente era elettrizzato ed era bellissimo da vedere. Il supporto è meraviglioso e stanno nascendo molti gruppi in cui è possibile andare in moto con altre donne e condividere suggerimenti, consigli ed esperienze. Tre anni fa, MCN ha lanciato WoMCN Rider, un supplemento speciale per le motocicliste. Per quanto ne sappiamo, è la prima e unica pubblicazione di questo tipo ed è stata accolta molto bene dai lettori britannici, sia uomini che donne, e dall’intero settore.

Cosa pensi che si possa fare nel mondo delle moto per incoraggiare un maggior numero di donne a partecipare nel motociclismo e alle corse?

Questa è la sfida più grande del motociclismo in questo momento e non solo in termini di incoraggiamento delle donne… Almeno nel Regno Unito, dobbiamo fare qualcosa per attirare un maggior numero di giovani piloti di tutti i generi nel motociclismo. È un grosso problema e in parte è dovuto al fatto che il sistema per prendere la patente è troppo complesso e costoso. E le gare… beh, sono proibitive: anche un weekend di gara in un club motociclistico costa almeno 600 sterline!

A parte questi problemi, secondo me per ispirare un maggior numero di donne la chiave è una maggiore esposizione. A dire il vero, credo che la cosa che attualmente limita maggiormente il coinvolgimento delle donne nel motociclismo (a parte i costi e la pressione del tempo) siano le donne stesse. Credo che fino a poco tempo fa alcune donne vedessero il motociclismo ancora come qualcosa di prettamente maschile, solo perché non si vedevano spesso donne motocicliste rappresentate nei media. Ovviamente, non aiutava nemmeno il fatto che sul mercato ci fossero ben pochi prodotti specifici per le donne, e in più all’epoca l’industria – come gran parte dell’industria automobilistica – era orientata verso gli uomini in termini di pubblicità e promozione.

Ma oggi le cose sono molto diverse. È disponibile un’ampia gamma di kit da donna, le moto stesse sono molto più diversificate e facili da usare, e l’industria in generale si sta impegnando di più per dimostrare che è davvero inclusiva. Quindi, come ho detto, c’è ben poco che impedisca a un maggior numero di donne di entrare a far parte della comunità motociclistica: se si vuole guidare una moto, bisogna provarci.

Non è per tutte le donne, così come non è per tutti gli uomini, ma la moto è per tutti coloro che vogliono essere motociclisti.

È fantastico che ora ci siano così tante giovani donne che si avvicinano alle moto e alle corse: l‘anno scorso c’erano 10 donne che correvano in tutte le serie nel paddock della British Superbike; una decina d’anni fa, nel 2012, ce n’erano solo tre. Penso che quante più ragazze vedono che il motociclismo è uno sport fantastico, tante più vorranno provarci. Intervista di Lisa Di Blas ph. credits: Motorcycle News/Bauer Media

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