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Francesca Merlo: l’avventura è donna

04/10/2016
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Oggi vi presentiamo Francesca Merlo, giovanissima MissBiker che, partendo dalla sua Rivoli, ha viaggiato in lungo e in largo fino ad arrivare addirittura a Perth, in Austalia, per coronare un suo grande sogno!

Alla guida della sua KTM 625 ha percorso qualche anno fa i paesaggi mozzafiato di una magica Africa, unica rappresentante femminile del mitico Sahara Desert Challenge. Instancabile, curiosa, dinamica e piena di entusiasmo, Francesca è in questi giorni di ritorno in Italia,… ma solo per poco… giusto il tempo per organizzarsi e ripartire presto per il Vietnam! Con lei, anche l’avventura è donna!

Per il secondo appuntamento con la nostra rubrica di interviste questa volta sono andata fino a Perth, in Australia, a scovare nientemeno che… una delle nostre Miss! Francesca Merlo ci racconta della sua partecipazione al Sahara Desert Challenge, un viaggio­ avventura organizzato da un gruppo di portoghesi sulle tracce della tanto amata Parigi-Dakar, con partenza da Coruche (Portogallo) e arrivo a Dakar. Più di 5000 km suddivisi in tappe (con una media di 450 km al giorno in 13 giorni) che comprendono i terreni più svariati: asfalti degradati africani, piste rocciose, chott infiniti e lisci come tavole da biliardo, soffice sabbia e affascinanti e alquanto insidiosi cordoni di dune..

Francesca ci racconti come è nata l’idea di partecipare a questa avventura?

Solo due parole: Paris – Dakar.. questa combinazione di nomi mi ha sempre affascinato e, pensando alle eroiche gesta di quei motociclisti con la M maiuscola che attraversavano il deserto del Sahara senza l’aiuto del gps, ho sempre pensato “prima o poi ripercorrerò quelle strade in sella alla mia moto”. Poi casualmente, ad un raduno di 4×4, sono venuta a conoscenza di questa avventura e non mi sono fatta scappare l’occasione di parteciparvi!

Com’era composto il gruppo di partecipanti? Eri l’unica donna?

I partecipanti si suddividevano in due categorie: motociclisti e 4×4. Noi motociclisti eravamo in tutto 21, di cui 5 italiani, ma nel complesso posso dire di esser stata beata tra gli uomini per quasi un mese! Questo non vuol dire comunque che sia stata privilegiata: le due volte che ho bucato, il meccanico che ci seguiva ha fatto cambiare a me le camere d’aria alle 11 di sera, chiedendomi a fine lavori una foto insieme… non aveva mai visto una donna così sporca!

Che moto hai guidato?

Ovviamente ho partecipato con la mia compagna di avventure: un KTM 625 da enduro grazie alla quale mi sono guadagnata il nomignolo “carotina”.

Quali sono le sue caratteristiche che ti sono state più utili per questo viaggio?

Le caratteristiche che ho apprezzato maggiormente sono le ottime sospensioni e il motore robusto e affidabile. Sulla moto non ho dovuto fare grandi lavori, a parte cambiare le gomme e mettere un serbatoio più capiente per non rischiare di rimanere a piedi in mezzo al nulla.

Cosa ti appassiona di più del fuoristrada in generale?
Beh, penso di avere questa passione nel DNA. Già da piccola infatti andavo in bici in mezzo ai boschi o in montagna. Poi è arrivata la moto e i percorsi non sono cambiati. Amo stare lontano dal caos e dalla frenesia cittadina, per non parlare della soddisfazione provata quando riesco ad arrivare in cima, sia nel fango che in mezzo alle pietre.

E’ stata necessaria una preparazione particolare prima di partire? Di che tipo?

Fortunatamente ho l’opportunità di usare la moto durante tutto l’anno, quindi l’allenamento non mi manca mai. Prima di partire per il SDC, non sapendo bene a cosa andavo in contro, ho preferito comunque allenarmi un po’ sui campi da cross e in mtb.

Cosa ti aspettavi da questa avventura?
Di preciso non sapevo neanche io cosa aspettarmi. Non era la prima volta che attraccavo in terra d’Africa, i paesaggi sapevo di certo che non mi avrebbero delusa. Ero sicura che avrei conosciuto persone “come me”, ma per quanto riguarda il percorso non avevo nessuna idea e forse è stato meglio così.

C’è stato un momento durante il viaggio in cui hai pensato “non ce la farò”? Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato?

Non avevo mai guidato prima su sabbia e i primi giorni non sono stati facili. Sabbia molto soffice e temperature abbastanza alte. Ti insabbi, cadi, ti insabbi ancora e ancora.. scendi dalla moto, la guardi e pensi “ma chi ce l’ha fatto fare?!?”. Poi bevi una sorsata d’acqua fresca e riparti. E’ in questi momenti che i consigli degli amici sono tornati utili: se sei incerto, tieni aperto.. e sulla sabbia funziona proprio così. Inoltre le giornate in sella erano lunghe e quando si arrivava a fine tappa dovevamo fare manutenzione alla moto, montare la tenda e farci da mangiare… posso dire di non aver mai avuto problemi ad addormentarmi, nonostante le tempeste di sabbia notturne!

C’è stato invece un momento particolare di felicità o soddisfazione che ricorderai per tutta la vita?

L’arrivo sul Lac Rose (arrivo ufficiale della Paris – Dakar) è stato molto emozionante. Io e la mia “carotina” ce l’avevamo fatta, quasi non ci potevo credere. Ho potuto finalmente spuntare un grande viaggio dalla lista delle cose da fare e credo non sarà l’ultimo in Africa.. ormai io e la sabbia abbiamo stretto amicizia!

Cosa ti è mancato di più di casa?

Ho avuto la fortuna di essere stata abituata fin da piccola a viaggiare e, quando lo faccio, non penso alle comodità di casa: paese che vai, usanze che trovi. Per godersi in pieno il paese che si sta attraversando secondo me ci si deve adattare, stare a contatto con la gente del posto che spesso ha tanto da insegnare. Quindi, tutto sommato, casa non mi è mancata: stavo realizzando un desiderio tanto sognato con compagni di viaggio ottimi!

Cosa ti è rimasto nel cuore del paesaggio africano?

Non basterebbe un libro intero per descrivere le emozioni che ti lascia. Dopo esserci stata quattro volte ho constatato che il mal d’Africa esiste eccome. Sedersi la sera sulla duna più alta, guardare il sole da una parte che lascia il posto alla luna che già si affaccia dalla parte opposta e la mattina dopo godersi l’alba facendo colazione. I fenicotteri in Senegal, tutte le coloratissime barche dei pescatori in riva all’oceano che rientrano dalla pesca e l’ottimo pesce che abbiamo mangiato in Mauritania. Ma oltre al paesaggio mi ha colpita la bontà della gente, soprattutto quella che non ha niente. Ad esempio, un giorno eravamo fermi presso uno dei tantissimi posti di blocco in mezzo al nulla assoluto e ad un certo punto è arrivata una bimba, avrà avuto circa 4 anni. Si è avvicinata tutta timida ma molto curiosa ed è subito corsa via verso il suo villaggio. Dopo 10 minuti, è tornata portando delle patatine appena fatte dalla mamma e ce le ha offerte. In moto non si può portare tanto bagaglio ma le abbiamo dato qualcosa e l’ha condiviso con amici e fratelli salutandoci tutta contenta. Certe volte si passa attraverso villaggi sperduti nel deserto e la gente ti accoglie come un eroe: gli abitanti lì non vedono passare spesso gli stranieri e ti fermano anche solo per parlare, curiosare e fare molte domande sulle moto. Si avvicinano anche solo per toccarti e dopo avergli lasciato magari una maglietta o un dolce, con le mani sul cuore, ti baciano e ti salutano: questi sorrisi rimangono impressi nel cuore.

Hai stretto legami di amicizia con altri partecipanti oppure è stato per te soprattutto un viaggio di riflessione in solitaria?

(a questa domanda Francesca sorride..) Alla partenza da Genova eravamo io, Marco, Jonny, Mattia e Cristian. Sono una ragazza molto socievole, se mi lasci da sola probabilmente inizio a parlare anche con i sassi, quindi ero un po’ il giullare del gruppo! Per fare amicizia i discorsi più gettonati sono ovviamente i viaggi: tutti raccontano le loro esperienze, pianificano già le prossime avventure. Ed è proprio da uno di questi discorsi che la mia vita è stata sconvolta e rivoltata come un calzino! Io sognavo l’Australia da tempo e, parlando con i ragazzi, scopro che Mattia qualche tempo prima aveva dovuto rinunciare proprio allo stesso sogno. Beh nonostante i kilometri che ci separavano abbiamo iniziato a frequentarci e poco tempo fa siamo partiti insieme per andare dall’altra parte del mondo, a Perth, dove sono tutt’ora. Quindi direi di si, ho stretto un legame che mi sta rendendo felicissima!

Cosa consiglieresti ad un’altra motociclista che si appresta a fare questa esperienza?

Consigli? Salite in moto e partite! Portate con voi tutta le determinazione che avete. Non serve grande allenamento, certo non è una passeggiata, ma con il giusto spirito e buoni compagni d’avventura tutto diventa più semplice. Quando arriverete a toccare la sabbia della spiaggia di Dakar vi sarete già dimenticate della fatica fatta per raggiungerla.

Quale sarà la tua prossima avventura?

Purtroppo qui in Australia non abbiamo potuto portare la moto ma ci stiamo già guardando intorno alla ricerca di un noleggio di moto da enduro e campi da cross. Insieme a Mattia, abbiamo una lista infinita di posti da raggiungere in sella alle nostre compagne di avventure e, perché no, magari tentare qualche gara di moto rally! Ma di tutto questo se ne parlerà al nostro ritorno in Italia.

Ilaria Castaldello
Credits MissBiker.com

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