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Sara Garcia: “Alla Dakar la cosa più dura è la stanchezza”

18/05/2022
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Sara García è una motociclista di rally molto conosciuta. Ha avuto risultati notevoli nella Dakar Rally. Nel 2021 ha corso la Dakar Rally Malle Moto finendo al 44° posto nella classificazione generale della categoria Moto . Questa è stata una performance davvero notevole per la pilota spagnola che non solo era l’unica donna a competere nella classe Original by Motul, ma ha anche migliorato di molto il suo risultato complessivo dell’86° posto nel 2020. 
Nel 2022 Sara è riuscita a correre e a concludere la Dakar al 74° posto.
Ecco la nostra intervista in esclusiva. 

A che età e come hai iniziato ad appassionarti al mondo del motociclismo?

Iniziai da piccolissima, a tre anni, ma mi feci subito abbastanza male con mia madre, su una PW 50, una minimoto che mi regalarono i miei genitori. Mi impaurii molto, e così fino ai 14 anni non tornai a montare su una moto off-road e a quell’età era già un po’ tardi per iniziare ad allenarmi. Poi a 18 anni un amico mi “ingannò”, vilmente, e mi coinvolse nelle competizioni e iniziai a competere in Motocross nel campionato regionale di Castilla e León, dove si trova la mia città d’origine, Zamora. Gareggiai per vari anni in motocross, fino a un infortunio alla spalla che mi fece passare al rally. E poi dai 18 anni sono andata molte volte in Marocco con mio padre, anche per lui è una passione e all’epoca era anche un lavoro, perché i miei genitori avevano il concessionario Yamaha a Zamora, dove vivevo. Quindi posso dire che la passione per la moto veniva “inclusa nel pacchetto famiglia”! Mia madre pensava che avendo avuto una bambina si sarebbe liberata finalmente delle moto e invece… è stato peggio che avere un maschio!

Quest’anno è stata la tua quarta partecipazione alla Dakar. Cosa ti attira così tanto di questa gara così dura da voler esserci sempre?

Beh, io credo che la Dakar sia una gara che tutti quelli a cui piace il mondo dell’off-road seguono e amano, per la capacità di trasmettere l’avventura della Dakar, per noi amateur almeno. E per tutto il sacrificio che c’è sia per arrivare a partecipare alla gara sia per riuscire a portarla a termine. Quindi, credo che tutto questo sia ciò che mi porta ad amare questa gara.

Restando in argomento Dakar, sei riuscita ad arrivare anche alla fine nella categoria Original by Motul, senza assistenza. Quali sono state le difficoltà più grandi?

Credo che la cosa più difficile con la quale devi lottare sia la stanchezza, non solo perché devi pilotare, cosa che fanno tutti i piloti che partecipano alla gara, ma anche perché quando finisci una tappa devi anche essere il tuo meccanico, e credo che questa sia la gran differenza nella categoria “Original”. Poi la capacità di mantenere la concentrazione, soprattutto nell’ultimo tratto prima di arrivare al Bivacco, quando pensi ai problemi che hai avuto durante la tappa, a cosa devi risolvere, cos’è prioritario. Beh, è stata una grande sfida! Ma è stato bellissimo come pilota poter affrontare questa sfida e superarla in due occasioni.

Che fine ha fatto la “Gorda”? Ci racconti perché hai chiamato così la tua moto del 2020?

La moto in questo momento si trova qui a Madrid. Questo fine settimana si tiene il Salone della Moto (“Vivi la Moto”), qui nella capitale, e la “Gorda” (la grassona) sarà esposta nello stand di Yamaha e Larsson e se qualcuno sarà al Salone e vorrà vederla ci troverà lì! Sai, l’ho chiamata così perché per noi il 2022 è stato il primo anno in cui abbiamo potuto competere con vere moto di rally. Prima avevamo le nostre WR che utilizzavamo per il campionato nazionale e per il mondiale Bajas, e dunque per questa gara abbiamo messo una specie di armatura stile Frankenstein per raggiungere gli obiettivi di cui avevamo bisogno per la Dakar, di autonomia, di navigazione, ecc. Quindi per me era la mia moto normale, ma “ingrassata” con le taniche di benzina, la torre di navigazione, ecc. da lì il nome “Gorda”, perché è la moto più pesante che ho. Ho la moto da cross piccola per allenarmi, la moto di trial che è come una bici per me, la moto di enduro e la moto che uso per i rally qui in Spagna e per il Bajas, che è una WR praticamente di serie. E poi c’è lei, la Gorda, per la Dakar e per i rally che necessitano di maggiore autonomia.

Sara Garcia|Sara Garcia @facundo_ahumada_fotografia

A fine dicembre 2021, a una settimana dalla tua partenza per la Dakar, sei risultata positiva al Coronavirus ma poi il secondo test per fortuna era negativo. Come hai vissuto quel momento così shockante?

Feci il test PCR in uscita dalla Spagna ed era negativo, poi volai in Arabia e il test che mi fece la ASO (l’organizzazione della Dakar) risultò positivo… mi sembrava impossibile! Secondo il protocollo non si doveva ripetere la PCR, non c’erano altre prove, ma con 7 giorni di quarantena, cosa che mi avrebbe escluso dalla gara, che iniziava il 2 gennaio, perché il confinamento doveva finire il 3 gennaio. Quindi parlai con l’organizzazione e mi dissero che era impossibile per me partecipare alla gara. Credo che poi, visto che ci furono diversi casi positivi, il protocollo venne cambiato e si iniziarono a ripetere i test. Io ero sicura al 100% che si trattasse di un falso positivo. Il laboratorio doveva elaborare moltissimi test, credo che fossero quasi 3.000 PCR in tre giorni e quindi ero sicura che doveva esserci stato un errore, e con il secondo test si confermò che ero negativa. Feci tre giorni e mezzo chiusa nell’hotel, non potevo uscire, non potevo vedere nessuno, fu molto duro perché avevo passato un anno intero a prepararmi per l’evento, e per una PCR positiva che tu pensi addirittura che si tratti di un errore rimani fuori dalla gara e butti tutto il lavoro fatto, beh… ti puoi immaginare… ti passano mille cose per la testa, ma alla fine tutto si risolse e potemmo partecipare alla gara, e quindi sono molto contenta perché la Dakar 2022 per me è stato un regalo!

Oltre che pilota sei anche una bravissima meccanica. Secondo te quanto è importante avere questa conoscenza tecnica delle moto per una pilota?

Beh, credo che l’ingegneria non sia molto applicabile alle gare, sarebbe diverso essere meccanica, soprattutto nella categoria Original dove sarebbe l’ideale, perché il mondo dell’ingegneria è fatto più di calcoli al computer, e noi siamo abbastanza lontani da quel livello, perché effettivamente le squadre top. Le squadre factory utilizzano ingegneri e telemetria, e noi invece lavoriamo con le moto completamente di serie, le preparazioni che facciamo sono super basiche, perché alla fin fine la Dakar richiede una grande durabilità, e quindi scegliamo di mantenere la moto di serie senza fare cose strane con il computer!

Ci racconti qual è stata la tua emozione più bella da quando guidi la moto?

Credo che sia stata la possibilità di condividere i viaggi in Marocco con mio padre, è stato speciale per me. Lui da quattro anni non va in moto perché ha una certa età, ha 63 anni e ha appeso gli stivali al chiodo a causa di dolori alle mani e problemi alle articolazioni, gli faceva abbastanza male e dovette smettere. Quindi fino a quel momento non gli avevo dato molta importanza e adesso invece che non lo posso più fare mi guardo indietro ed è qualcosa di speciale.

Come hai vissuto il terribile periodo del lockdown? Per una pilota come te che è sempre in movimento non dev’essere stato facile.

Orribile! È stato orribile! Noi abbiamo la fortuna di vivere in una casa grande, e nel piano di sopra ho una piccola palestra, e quindi scappavo a liberare un po’ di energia al piano di sopra, e poi nello studio di yoga che frequentavo  iniziarono a fare lezione online, e quindi cominciai a fare yoga ogni giorno online, una sessione in palestra, un po’ di stretching… e stavo praticamente tutto il giorno ad allenarmi in casa. Ma poi lasciarono uscire gli sportivi professionisti, ci lasciarono uscire abbastanza presto per allenarci, così presi la bici e avevo tutta l’energia del mondo da bruciare!

Tu e Javi Vega siete una delle coppie più iconiche della Dakar e vedere lui che ti chiede di sposarlo sul podio è stata un’immagine bellissima per tutto il mondo del motociclismo. Non ti chiedo come l’hai vissuto perché immagino l’emozione enorme. Ti chiedo invece: cosa significa per te condividere la tua passione con il tuo partner a questi livelli?

Credo che sia fondamentale, soprattutto per persone come noi che dedichiamo tanto tempo perché realmente la moto è il mio hobby, ho il mio lavoro e poi c’è la moto che è il mio hobby, anche se lo faccio in modo abbastanza professionale, ma alla fine gli dedichi molte ore, allora o hai al tuo fianco qualcuno che gli dedica lo stesso tempo oppure non hai altre ore nel giorno per avere una relazione, beh… mi è successo con altri partner di non avere tempo, le 24 ore del giorno volano tra lavoro, allenamento e sonno! E quindi ti manca condividere la tua passione con chi sta al tuo fianco e credo che Javi sia stato il pezzo del puzzle che si incastrava alla perfezione, perché ha anche saputo far uscire il meglio di me: mai mi sarei vista alla Dakar e quando lui mi mise sul tavolo il progetto della Dakar, risposi che non ero preparata e che non avrei potuto, ma lui mi disse che ero più che pronta e che ci saremmo andati. Immagina dopo quando mi disse che non c’era budget e dunque l’unico modo di partecipare era nella categoria Original… gli risposi che non ne sarei stata capace e invece lui mi ha fatto vedere che ero capace. Il primo anno presi un gran colpo, perché avevo tralasciato molte cose per realizzare questo progetto, ma alla fine ho continuato a lottare e a lavorare e sono riuscita ad arrivare al traguardo in due occasioni. Quindi Javi è un pilastro fondamentale nella mia vita, e per me significa tutto poter condividere le mie passioni con lui!

Progetti per il futuro? Ti rivedremo anche alla Dakar 2023?

Beh… per ora potete inviarmi tutti i progetti che volete! Per adesso per la Dakar 2023 non c’è ancora un progetto, stiamo lavorando su più fronti ma non c’è niente di confermato, quindi per ora non possiamo dire nulla. Quest’anno gareggerò nel mondiale Bajas di nuovo e nel campionato di rally spagnolo, che è un allenamento perfetto per la Dakar.

Puoi mandare un saluto a tutte le motocicliste della community di MissBiker?

Ma certo! Un saluto enorme dalla Spagna alle ragazze di Miss Biker e aspetto di vedervi in sella alla moto!

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Traduzione: Lisa Di Blas

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