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Jane Daniels: “Le aziende di moto dovrebbero supportare le donne”

20/12/2022
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Jane Daniels quest’anno ha dimostrato di essere la più forte atleta dell’enduro femminile conquistando la medaglia d’oro nel campionato del mondo e trascinando la squadra inglese alla vittoria dell’ISDE. Abbiamo avuto l’occasione di incontrarla nella sede di Fantic dove ha firmato il suo contratto per il prossimo anno e di farle qualche domanda.

È un vero piacere conoscerti, perché tu per noi se un idolo! Ho seguito il tuo percorso durante il campionato quest’anno e ci rendi molto orgogliose, perché hai fatto qualcosa di speciale! Ecco la prima domanda: come ti sei avvicinata al mondo delle moto?

Ho sempre avuto delle moto, fin da piccola, quando ero più giovane avevo un piccolo quad e la minimoto 50cc, ma non andavamo a correre ogni weekend. Lo facevamo forse una volta al mese, tra una gara e l’altra di mio padre. Mio padre è bravo in gara, ha gareggiato tutta la sua vita credo, o forse dai 16 anni in poi. Poi a un certo punto anche noi abbiamo mostrato un maggior interesse. Mio fratello aveva 12 anni e voleva competere. Mio padre all’epoca faceva gare su strada, e gli disse “No, non puoi! Fai enduro che è più sicuro!”. Così mio fratello gareggiò in enduro per tre anni, io andavo a vederlo ogni weekend e un giorno ho chiesto “Posso provare?” e mio padre mi disse di “Certo, no problem!”. Quindi a 12 anni guidavo una 125 4T, e poi ho fatto progressi fino ad arrivare al campionato mondiale di Enduro.

Tuo padre si aspettava questo da te?

Assolutamente no! La prima volta che mi portò a una gara fu in Italia. Andammo con il van, totalmente impreparati. Arrivammo un giovedì pomeriggio, non sapevamo che c’era un circuito di prova, che potevi camminare nei tratti dei test… non sapevamo niente. Poi quando tornammo a casa tutti chiedevano a mio padre se avrebbe mai pensato di andare in giro in un van con sua figlia per andare al campionato mondiale e lui rispondeva che mai e poi mai l’avrebbe detto!

Sarà sicuramente orgogliosissimo di te!

Moltissimo! Non si è perso neanche una gara, prende un volo per raggiungermi alle gare per supportarmi, è il mio fan numero 1!

Come organizzi la tua vita tra il lavoro e l’allenamento per le gare? Immagino sia difficile!

È abbastanza estenuante, lavoro 2-3 giorni a settimane e gli altri 3-4 giorni mi alleno, preparo la moto, viaggio verso una gara, gareggio… sono 7 giorni su 7. Le mie giornate non sono della serie dalle 9 alle 17 e poi vai a casa a risposare… è dalle 9 alle 17, vai in palestra, vai al lavoro… è full time!

Ti piace questo stile di vita?

Vorrei un po’ più di tempo libero! Sarebbe bello poter non andare a lavorare perché avere 3 giorni in più mi permetterebbe di spaziare un po’ le attività, organizzare meglio la mia dieta, potrei allenarmi di più, cosa che sarebbe positiva per me, perché cosa c’è di meglio di allenarsi il più possibile?

Pensi che nel futuro potranno esserci più pilote professioniste?

Sì, questo è l’obiettivo. Mi piacerebbe che l’enduro facilitasse le cose per le nuove generazioni. Sai, spesso mi dicono “oh, è fantastico, quanto ti pagano?” e io rispondo “beh, io lavoro” e loro non ci possono credere… “Come?? Perché? Gli uomini non lo fanno!”.
Non è facile adesso, e sarebbe bello se tutte le aziende di moto supportassero le donne, in questo modo ci sarebbe speranza, le ragazze potrebbero avanzare di categoria in categoria fino ad arrivare al mondiale e poi avere un team per andare avanti, e avere le stesse opportunità degli uomini.

Perché pensi che l’enduro sia uno sport “povero” dal punto di vista economico?

Penso sia molto difficile riprendere l’azione durante le gare, perché andiamo tutti avanti, siamo molto distanziati e ci disperdiamo in un minuto. Non è come una gara di motocross, dove sono tutti insieme allo stesso momento. Nell’enduro due piloti possono avere una distanza di un minuto. Quindi ogni minuto devi aspettare due piloti per filmare tutti durante una prova speciale in un tratto cronometrato, poi spostarti al prossimo… mentre i piloti sono già passati al tratto successivo.
Questo significherebbe impiegare una grossa troupe televisiva per dare la giusta copertura delle gare. Comunque sta migliorando. La vita nel paddock viene ripresa, siamo tutti in un posto e si possono fare le interviste che poi vengono postate sui social media. Ma la gara in sé è difficile da riprendere, sai, nella Dakar hanno gli elicotteri ma noi siamo in mezzo agli alberi… sarebbe un po’ difficile riprendere anche con gli elicotteri!

Che consigli potresti dare alle ragazze che vogliono seguire le tue orme?

Mai mollare! Se vuoi farlo continua ad andare avanti, e non permettere a niente e nessuno di fermarti!

Un ringraziamento speciale a Fantic Motor per l’opportunità

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