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Kirsten Landman: “Sono felice di essere viva”

19/10/2020
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Kirsten Landman è stata una delle prime due donne africane a correre la Dakar Rally nel 2020 ma nel 2013 è sopravvissuta ad un grave incidente che le ha cabiato la vita per sempre.

La vita, per Kirsten Landman, è molto di più che normale quotidianità: è un atto di sfida e un chiaro richiamo a cogliere ogni giorno tutto ciò che questo mondo può darci.
Poche persone sono arrivate così vicine alla morte come è successo a questa tosta motociclista sopravvissuta a un incidente quasi fatale in Botswana nel 2013.

La sua cartella clinica parlava chiaro: milza lacerata, pancreas reciso, intestino tenue lacerato. Una doppia buca in una curva a S durante il secondo giorno della Botswana 1000 Desert Race ha fatto sbandare la sua moto da enduro finendo la sua corsa contro un tronco d’albero.

Il suo amore per la vita negli anni trascorsi da quel giorno ha solo intensificato il suo zelo per la vita all’aria aperta. Ma il viaggio verso la Dakar Rally di quest’anno è stato più difficile di qualsiasi percorso di enduro mai fatto prima.

Dopo quell’incidente ho giurato di non fare mai più gare ad alta velocità ma dovevo anche  affrontare le mie paure a testa alta e non c’era modo migliore per farlo che partecipare alla Dakar.
Ho preso questa decisione nel 2017 ma ci ho riflettuto un anno intero.
La Dakar è una corsa ad alta velocità e molte persone muoiono. Il Rally ha preso il via 42 anni fa e se non erro ci sono stati quasi 70 morti. Il tasso di mortalità è alto, fa paura, specialmente dopo il mio incidente del 2013.

Possiamo definire Kirsten Landman l’Amelia Earhart delle gare hard enduro, una pioniera.

Quando il 5 gennaio 2020 al Dakar Rally si è posizionata sulla griglia di partenza, insieme a Taye Perry, ha scritto la storia: mai prima di allora due donne africane avevano corso questa storica competizione.

La miriade di successi di Landman sulla sua moto – ha concluso molte volte la Roof of Africa e la Redbull Romaniacs – sono state esperienze servite per affrontare la gara più dura e famosa al mondo.

COMBATTERE I PROPRI DEMONI

Quel terribile incidente è rimasto impresso nella sua mente come un ulteriore ostacolo da superare che l’ha accompaganta durante tutti gli estenuanti 8000 km di rally nel deserto. 

C’erano momenti in cui non avrei voluto svegliarmi. E’ uno sport così impegnativo dal punto di vista fisico che a volte il corpo e mente ne risentono, ti viene da vomitare, da piangere e odi la vita. Ma devi solo andare avanti. E l’unico modo per uscirne è salire sulla tua moto e continuare a guidare.
Ho affrontato molte di queste sfide in tutte le gare che ho fatto e sono così felice di averle superate perché è stato indispensabile per la Dakar.

La lunga strada verso il recupero

Al momento dell’incidente nessuno aveva capito la gravità della situazione non essendoci sanguinamento o rottura di ossa.

Ricordo che mi portarono all’ospedale privato di Gaborone che era uno dei peggiori: non era ben attrezzato, non avevano nemmeno abbastanza biancheria da letto.
Ricordo tutti i singhiozzi lungo la strada prima di essere operata e, ovviamente, il dolore di quando mi sono risvegliata.
Non dimenticherò mai quando mi hanno drenato i polmoni: è stata la cosa più dolorosa che abbia mai passato. Dopo due settimane a letto ho iniziato ad avere piaghe da decubito. Non riesco a immaginare cosa significhi per le persone che si trovano in ospedale da mesi.

Kirsten non poteva sapere che l’incubo non era ancora finito: dopo le dimissioni dall’ospedale ha avuto una ricaduta catastrofica che l’ha riportata in fin di vita.

Poi ho avuto una reazione allergica al cibo che mi veniva somministrato per via endovenosa. Non sapevano che stavo avendo una reazione allergica al cibo, ma continuavo ad ammalarmi. Come se non bastasse sei settimane dopo l’operazione ho avuto una complicazione quando il mio intestino tenue è scoppiato di nuovo. 

Ancora oggi si chiede come sia riuscita sopravvivere sia fisicamente che mentalmente. Lo stress post-traumatico le ha sviluppato una reazione avversa a qualsiasi medicinale. Non riesce più a tollerare alcun segnale acustico, come l’allarme della cintura di sicurezza dell’auto, perché le ricorda le macchine di supporto vitale a cui era attaccata durante le due settimane nel reparto di terapia intensiva.

“SONO FELICE DI ESSERE VIVA”

Anche l’odore degli ospedali è un promemoria nauseabondo ma la sua volontà ha trasformato le avversità in forza.

Sono così felice di essere viva. Tutti dicono: “Non ti rendi conto di ciò che hai fino a quando non l’hai perso”. Sono stata vicina alla morte ma fortunata ad avere una seconda possibilità.
Dopo il mio incidente e dopo essermi svegliata e ripreso i sensi, ho giurato di non dare mai più la vita per scontata. Volevo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo ed è quello che sto facendo.

KIRSTEN LANDMAN

Pagina Facebook: kirst117

Profilo Instagram: kirstlandman

Sito Web: www.kirstenlandman.com

Foto credits www.kirstenlandman.com

English Credits: New Frame

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