fbpx

Miti da sfatare: perché le donne non dovrebbero guidare la moto?

21/07/2022
Marcella Colombari
Pubblicato in: ,

Spulciando sul web ho trovato un post sui miti da sfatare sulle motocicliste (sì, c’è davvero di tutto in internet). Sono quelle frasi dette spesso da chi non è motociclista o da chi ha una visione così limitata del mondo reale che fa quasi tenerezza. Vediamole assieme.

Mito n°1: le donne non sono fisicamente in grado di guidare una moto

Quando l’ho letto ho pensato: “Santo cielo, ancora?! Siamo nel 2022 non nel medioevo!” A dirla tutta non serve andare così lontano per trovare simili stupidaggini. 
Mi viene in mente la storia Kathrine Switzer. Era il 1967 quando si iscrisse alla maratona di Boston senza rivelare il proprio genere. Perché? Semplice: era vietata alle donne. All’epoca si era convinti che le donne non potessero partecipare alla maratona perché “il loro corpo non è in grado di correrla”.
Switzer si presentò alla partenza, si mise il rossetto e iniziò a correre.
Provarono a fermarla: uno degli organizzatori le si gettò addirittura addosso violentemente per portarla via dalla gara, mentre il fidanzato insieme a un amico della maratoneta la aiutarono a liberarsi.
Tagliò il traguardo, confermò che aveva ragione lei e le cose iniziarono a cambiare.

Se pensiamo al ciclismo la storia non cambia poi molto. Illustri luminari della medicina di fine 800 la definivano “un’attività pericolosa perché poteva provocare insano calo di peso, danni ai polmoni, intorpidimento della mente, malattie agli occhi. Per le donne si aggiungevano seri rischi di sterilità totale e di incorrere in ripetuti aborti. Il pedale poteva poi deformare i delicati piedi delle ragazze.”
Ma non basta, perché i medici affermavano anche che “pedalare era troppo faticoso” per il “gentil sesso” visto che le prime biciclette pesavano in media ben 20 chilogrammi. 

Ora le donne sono sempre più presenti anche nei circuiti internazionali e in tutte le discipline. Oggi ci sono molti esempi di pilote che stanno facendo la storia, come Ana Carrasco, Maria Herrera, Laia Sanz, Kiara Fontanesi. 

Solo il tempo ha dato ragione alle pioniere che hanno cocciutamente fatto cambiare idea a chi le vedeva incapaci di fare ciò che amavano. 

Mito n°2: Le donne non sono capaci di affrontare la velocità e il pericolo

Per sfatare questo mito basta guardare la velocità raggiunta da Valerie Thompson (la prima donna a superare 300 mph ovvero 482km orari!) o notare il numero sempre più elevato di donne che vedono nella velocità la loro dimensione. Paura? Certo, ma ce l’hanno tutti, sia donne che uomini.
Patricia Fernandez nel 2016 ha ottenuto il riconoscimento di “donna più veloce nelle corse su strada” dopo un giro medio di 190,33 km/h nel circuito di Dundrod. E poi Becci Ellis, che a bordo di una Suzuki Hayabusa ha raggiunto i 425 km/h superando un altro record.

Ok, qui parliamo di atlete e di pista direte voi, ma su strada come la mettiamo? Come vanno le donne? Qui ho trovato delle interessanti statistiche inglesi che riferiscono che i maschi fino ai 30 anni sono di media il 32% più veloci delle donne ma le cose si invertono dopo i 40 dove le donne sono il 2% più veloci della loro controparte maschile…

Possiamo comuque dire che le donne solitamente sono più caute mentre guidano ma generalizzare è sempre errato. 

MITO N°3: LE DONNE NON SONO “MECCANICAMENTE” INCLINI ALLA MOTO

Questo mito fa sorridere! In che senso non siamo meccanicamente inclini alla moto? Non abbiamo forse due braccia, due gambe, due mani, due piedi e una testa? Allora possiamo guidare una moto qualsiasi. Sì, dico qualsiasi perché anche se siamo di statura più bassa possiamo trovare le soluzioni: scarpe con rialzi, cambio sella, kit di abbassamento ma soprattutto imparando la tecnica giusta!

C’è comunque da considerare che in pratica tutti i veicoli (e non solo) sono stati creati sulle misure di un maschio medio. 
Nel 1998 un pianista di nome Christopher Donison scrisse una frase che reputo significativa per capire il concetto: “il mondo si può dividere grossomodo in due categorie: chi ha le mani grandi e chi no”.
I dati affermano che siano le donne ad avere in media le mani più piccole ma nonostante ciò si continuano a progettare oggetti commisurati alla mano maschile (vedi gli smartphone ad esempio).

Nel nostro caso le leve (ora per fortuna in molti casi regolabili o comunque facilmente sostituibili) non sono facili da azionare agevolmente per tutte le motocicliste. 
E’ vero, in Italia le donne che guidano la moto sono solo l’11% (negli USA siamo quasi al 25%) ma è un mercato in crescita costante e qualcosa sta pian piano cambiando. 

Mito n°4: tutte le motocicliste hanno una cattiva reputazione

Questo mito non meriterebbe nemmeno due parole ma cerchiamo di capire il perché. Partiamo dal presupposto che negli anni 70 negli USA erano tutti i motociclisti che venivano visti in modo negativo. Era tempo di guerre tra bande, di personaggi in cerca di guai e la cinematografia non ha fatto che alimentare certi stereotipi (vi consiglio di leggere qualcosa di Sonny Barger per capire di più quei tempi).

Per quanto riguarda le donne erano (e purtroppo sono anche se sempre meno) spesso utilizzate come ornamento ad uso e consumo maschile sulle moto. Spesso però si tratta di modelle (e no n solo) e non di motocicliste. Resta il fatto che la moto è libertà, anche di vestirsi come si preferisce (chi conosce Miss Biker sa come la pensiamo e quanto teniamo all’abbigliamento omologato ma è sempre una scelta personale).

Torniamo per un attimo al ciclismo. Circa un secolo fa, era

“scandaloso vedere delle donne in pantaloni o peggio in pantaloncini nell’epoca delle gonne lunghe e dei corpetti. Le coraggiose che si abbigliavano da cicliste venivano apostrofate come rappresentanti di un fantomatico “terzo sesso” in un articolo della Gazzetta dello Sport del 1896. Inoltre, era diffusa l’idea che alcuni sport come la bicicletta distruggessero la femminilità, come scriveva la rivista Almanacco dello Sport nel 1914: “Non amiamo la donna che corre in bicicletta, ma adoriamo tutti gli sport dove la donna vi appare ancora donna” (fonte). 

Insomma, la “cattiva reputazione” di cui parla questo mito è un rimasuglio del passato che speriamo sparisca presto. 

Mito n°5: La moto è troppo complessa per essere guidata da una donna

Dopo aver letto questa cosa ho rivolto gli occhi al cielo. C’è ancora qualcuno che crede che ci sia qualcosa di troppo complesso per le donne? Che abbiamo problemi con motori e tecnologia? Davvero mi auguro di no, vero Samantha Cristoforetti?! 😉

articoli correlati

Complimenti! Il tuo articolo è stato aggiunto al carrello!