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Storie di moto: le italiane aprilia e moto guzzi

17/07/2023
Marcella Colombari
Pubblicato in: ,

Buongiorno miss! Oggi continuiamo a scoprire fatti curiosi sulle nostre amate casa italiane! Oggi ne vado ad esplorare altre due, che qualunque motociclista ha sentito nominare almeno una volta nella vita. Devo ammettere però che io per prima ero ignorante in materia su tanti punti, ed è stato un piacere fare “nuove” scoperte!

Cominciamo quindi con…

Pizzetti, dottori e kamikaze giapponesi

Queste citazioni forse a qualcuno non diranno granché, ma sono sicura che altri avranno capito di cosa parlo, e comunque tutto sarà chiaro tra pochi paragrafi… siamo nel cuore del veneto per parlare dell’aprilia, uno dei principali marchi racing italiani di tutti i tempi, che ha fatto sognare generazioni di sedicenni con le sue moto 125 e che tuttora continua a incantare con prodotti tecnologicamente all’avanguardia.

Tutto nasce nel 1945 a noale, in provincia di venezia, per opera del Cavalier Alberto Beggio. Inizialmente la ditta produce biciclette, e la prima motocicletta vera e propria arriva solo nel 1960.

Un appunto sul nome: un tempo pensavo che la ditta fosse originaria di… beh, di aprilia, nel lazio. Invece la ditta è al 100% veneta e l’ispirazione per il nome viene dalla lancia aprilia, autovettura che aveva affascinato il cavaliere a tal punto da usarla per battezzare la propria azienda. Pensa te!

Le competizioni inizialmente furono solo nel motocross, e le prime vittorie giunsero alla fine degli anni ’70. Ma è dagli anni ’80 che la gamma aprilia si amplia, includendo modelli per il trial, l’enduro e la strada.
In questi anni (e negli anni ’90) escono i modelli più iconici delle sportive della casa: la RS50, RS125 e RS250, tutte con livree da competizione e linee spettacolari, che infiammano i sogni di un sacco di adolescenti e, nel caso della velocissima e agilissima 250, anche di tantissimi adulti!

Nel 1995 infatti, al debutto della RS250, il “corsaro” Max Biaggi (con il suo iconico pizzetto) vinse il mondiale piloti, e la casa vinse il titolo marche.

A fine ’90 vede la luce la prima maxisportiva della casa, la RSV1000 bicilindrica. Poco dopo, sulla base di quella moto, ecco che viene presentata la Tuono, naked sportiva con quel gran telaio e la predisposizione alle impennate sempre e comunque.

Nel 2000 la casa acquisisce anche altri due marchi storici, Moto Guzzi e Laverda, prima di essere acquisita a sua volta dalla Piaggio.

Negli ultimi anni, le aprilia RSV4 con motore 1000 V4 hanno dato prova di essere delle moto pazzesche, praticamente delle moto da corsa già come escono dal concessionario, come dimostrano anche i numerosi successi nel mondiale superbike.

Dal 2006 le moto di noale sono interamente prodotte in italia, compreso il propulsore (prima fornito dalla rotax). La casa è relativamente piccola se confrontata con le concorrenti, specie con le giapponesi, ma l’impegno in campo agonistico è sempre stato massimo, come anche i risultati prodotti.

In termini di vittorie mondiali costruttori, l’Aprilia si classifica al quarto posto tra le case più vincenti della storia e prima tra le europee, il che ripeto è impressionante, dato che i mezzi a disposizione non erano certo quelli di un colosso multinazionale.

E le ottime moto di noale sono sempre state in ottime mani… abbiamo già citato il pilota romano romano max biaggi, che soprattutto nel mondiale 250 ha vinto ben 3 titoli con un’aprilia, a cui sommerà due titoli mondiali superbike nel 2010 e nel 2012.
Ma continuiamo pure: altri campionati mondiali sono stati vinti da Loris Capirossi, Marco Melandri, Alvaro Bautista, Jorge Lorenzo e niente di meno che dallo stesso Valentino Rossi (ecco il dottore del titolo).

Il totale di titoli mondiali vinti ammonta a ben 54, particolarmente in 125 e 250 dove la casa ha davvero dato il meglio… soprattutto se consideriamo che la diretta avversaria era honda, la prima casa motociclistica al mondo, un colosso. E’ stata davvero una lotta da davide contro golia.

Non dimentichiamo infine la motogp, perché dopo una lunga pausa aprilia è tornata nella classe regina (dove non aveva mai vinto nulla) e il terzo posto conquistato nel campionato 2022 (oltre alla prima pole e alla prima vittoria di sempre con aleix espargarò) fa capire che stavolta i nostri amici veneti non scherzano affatto e ci sarà da divertirsi!

E quindi, dove sono i kamikaze giapponesi? Beh quella era una menzione di un mio personale pilota del cuore, noriyuki haga, che ha corso nel mondiale superbike 2002 con aprilia arrivando quarto, e l’anno dopo in motogp sempre con la scuderia veneta senza successo.
Quindi, perché citarlo? Beh, prima di tutto perché veramente l’ho adorato come pilota anche se aveva la maledizione del secondo posto (e non ha vinto un mondiale superbike con ducati solo perché ha avuto una sfiga pazzesca).
Ma poi di haga e particolarmente nel periodo aprilia, diciamolo, si ricordano… le interviste. Completamente fuori di testa. Senza un filtro tra cervello e bocca. Adorabile. Impresentabile. Non aggiungerò alcun dettaglio perché sarebbero tutte cose che non si possono scrivere. Vi dico solo che youtube ricorda ogni cosa.

Vecchie glorie, raid a capo nord e cavalletti centrali

Per gli amanti delle moto dal gusto classico ma con un passato vincente… ho quello che fa per voi!

Sì perché la seconda casa di oggi è la storica Moto G, fondata nel 1921 a genova dal Cavaliere Emanuele Vittorio Parodi ed il figlio Giorgio Parodi.

Fu giorgio stesso a scegliere il nome, preso dal loro primo e più famoso progettista Carlo Guzzi.

Devo dire che non sapevo molto di questa scuderia, ed è stata una figata andare a scoprirne il passato. Se pensate che queste moto non vi interessino…vi sbagliate! Tanti aspetti della moto come la conosciamo vengono proprio da questa storica casa costruttrice.

Davvero, continuate a leggere perché non crederete ai vostri occhi!

Prima di tutto una curiosità sulla scelta dell’aquila dorata, simbolo della casa, che è un omaggio all’amico Giovanni Ravelli, aviatore caduto durante un volo di collaudo nel 1919, con cui Giorgio Parodi aveva attraversato i cieli infuocati della prima guerra mondiale.
L’aquila dorata era il simbolo di tutti i piloti civili e militari dell’aeronautica e fu presa come emblema per le moto della casa.

Le motociclette guzzi sono da subito state all’avanguardia, montando praticamente da subito e per prime al mondo, tra le altre cose, il cavalletto centrale. Proprio così: prima non esisteva e l’hanno inventato loro!

Ma successivamente fu un altro episodio a lanciare la casa dell’aquila sul panorama internazionale, in un modo abbastanza rocambolesco: nel 1927 la nuova moto prodotta fu battezzata gt 500 “norge”, come il dirigibile che l’anno prima aveva sorvolato il polo nord.
Peccato che le altre case non gradirono questa “appropriazione indebita” dell’eroica impresa e protestarono vivacemente, tanto che ci fu un concreto rischio di danno d’immagine.

Ma qui subentrano gli individui di cui le leggende sono popolate: giuseppe guzzi, fratello di carlo e ingegnere dal pessimo carattere, soffriva tremendamente il caldo.
Davvero: lavorava letteralmente in mutande e canottiera. Inutile dire che non gradiva ricevere visitatori.

Comunque, per fuggire dal caldo e collaudare le moto, l’ingegner giuseppe era solito passare le sue ferie estive facendo lunghi viaggi sulle alpi fra austria, germania e francia. Date le polemiche in corso, decise però con un colpo di genio di cambiare meta: la sua solita “gitarella estiva” diventò un viaggio di oltre 6000 km che lo portò fino a capo nord in 28 giorni, consumando 182 litri di benzina (credevo molto peggio) e tre pneumatici.

Ora facciamo mente locale: ricordiamo come fossero le moto dell’epoca, per non parlare poi di come fossero le “strade”, che molto spesso erano poco più che sentieri sterrati e pieni di buche.
Ecco, a nessuno era venuto in mente di andare a capo nord in moto.
Fino ad allora.

Al ritorno in italia, nessuno ebbe più nulla da ridire sul nome “norge” che era evidentemente stato conquistato sul campo! Da allora il raid in moto a capo nord fu sdoganato e in tanti replicarono l’impresa di giuseppe guzzi.

Prima del secondo conflitto mondiale, la casa è la prima in italia come motociclette prodotte e vince due volte al tourist trophy consacrando le moto dell’aquila nel mondo delle corse.

Subito dopo la guerra, la moto più iconica fu la falcone da 500cc, che era il sogno dei motociclisti italiani. E anche qui ci fu un’innovazione visionaria: fu infatti la prima a montare, su intuizione di carlo guzzi, una forcella rovesciata (upside-down) che dava numerosi vantaggi in chiave di rigidità, quindi sportività, e di carichi sospesi (con qualche leggera controindicazione soprattutto per utilizzi non sportivi).

La prima al mondo! Ed era il 1950!!

Per dare un termine di paragone, parecchie moto sportive hanno montato forcelle tradizionali (“in piedi”) fino agli anni 80, più di trent’anni dopo, che in un mondo in rapidissima evoluzione come quello delle moto sono un’era geologica!

Nelle competizioni, i successi continuano ad arrivare nel dopoguerra, comprese le vittorie con la moto guzzi 8 cilindri da 500cc, il più alto frazionamento mai tentato su una moto da corsa.

Nel 1957 questa moto erogava 75 impressionanti cavalli… già, proprio così! Ai tempi era tantissima roba.

Purtroppo però, nello stesso anno, la casa si ritira dalle competizioni.

Gli anni seguenti sono travagliati, a causa della generale crisi del mondo dei motocicli, dovuto principalmente alla maggiore diffusione delle automobili (che prima erano un mezzo per ricchi).

La casa viene ceduta alle banche creditrici.

Le innovazioni però non mancano, come l’introduzione del celebre motore v2 di 90° fronte marcia. Le moto continuano ad essere prodotte con alti standard, come la v7 sport, sportiva di riferimento e prima moto di serie al mondo a superare i 200 km/h.

Successivi passaggi di gestione coinvolgono de tomaso, benelli (di cui abbiamo già parlato nello scorso numero), aprilia e infine piaggio, come scritto poc’anzi parlando appunto della casa di noale.

Avanti veloce, all’inizio del nuovo millennio moto guzzi ritorna alle competizioni con la mgs-01 corsa bicilindrica. Ora, ho riletto diverse volte perché pensavo di non aver capito bene: questa moto ha vinto numerose volte (o è arrivata seconda) a daytona in trofei senza limitazioni di cilindrata o modifiche, dove correvano anche le superbike, moto più potenti e di parecchi chili più leggere (parliamo anche di 25 kg in meno!).
Nonostante il peso importante e un numero di cavalli inferiore alla concorrenza, questa mgs-01 vinceva per il suo equilibrio e la sua erogazione estremamente progressiva.

Ha vinto anche contro l’esordiente ducati 1098: non certo un “cancello”!!

Impressionante.

La casa è tuttora attiva, si è rinnovata tecnologicamente pur mantenendo il classico gusto vintage e rimane saldamente nel cuore degli italiani, ma anche di tanti altri appassionati in tutto il mondo.

Attualmente, lo stabilimento è a mandello del lario, in provincia di lecco, dove è stata costruita anche la prima galleria del vento per moto al mondo, nel 1950. Pazzesco!

Sempre in questa sede si trova anche il museo della casa, che a questo punto sono curiosa di visitare e anzi chissà che non riusciamo a fare un salto in gruppo!

Conclusione

Ci tengo a ringraziare Elena Bagnasco dell’associazione Giorgio Parodi per averci contattate e dato preziose e corrette informazioni per la stesura di questo articolo.

E anche oggi siamo arrivate alla fine di questo salto nella storia, ma ditemi: chi di voi ha una aprilia o una guzzi? Postate le foto delle vostre belve sulla community di missbiker!

Alla prossima miss!
Marcella colombari

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