Tangenziale di Bologna, direzione Borgo Panigale. Stavo riportando la Ducati Scrambler Full Throttle dopo una settimana di test. In tutti questi giorni ho girato la città, le colline e tutte le stradine. Ma solo in questo momento di tranquillità, con il sole invernale che si filtrava attraverso la visiera del mio casco, ho colto il vero spirito del mondo Scrambler, definito dal team di Ducati “The Land of Joy”.

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È un modo talmente diverso di intendere la moto, così lontano dallo spirito corsaiolo della Ducati, dalla severa e rigida precisione che caratterizza le Rosse del Borgo Panigale. La Scrambler, giusto per staccarsi, è gialla. È divertente, non si prende troppo sul serio e soprattutto ti invoglia di andarci dappertutto e il più possibile. Con la gamma Scrambler, Ducati vuole farci rivivere i giorni del primo modello Scrambler, un successo dei lontani anni ’70, e lo fa costruendo una moto completamente moderna, essenziale e compatta, per ridurre al minimo il superfluo e lasciare lo spazio libero per il piacere di guidare.

Il design “post heritage” abbinato alla componentistica e alla filosofia costruttiva dei nostri giorni da frutto ad elementi che nell’insieme risultano in un forte richiamo al passato, mentre se guardati attentamente non rinunciano ad un grammo di innovazione tecnologica. Fin dal primo momento la sensazione è che la moto è “solida”, le parti di plastica sono ridotte al minimo favorendo la costruzione in acciaio e fusioni di alluminio, rifinite con lavorazioni a macchina.
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La strumentazione, completamente digitale, è in chiave minimal per rimanere sempre in linea con la natura essenziale di questa moto, con le funzioni attivabili dal manubrio. La sella, bassa e larga (disponibile come accessorio anche la sella più bassa, di altezza 770mm anziché 790), permette anche di immaginare viaggi più o meno lunghi. Come va? Prima ancora di andare, mettendola in moto, si fanno sentire i terminali Termignoni, di serie sulla Full Throttle, e la testa si riempie di percorsi che portano a svariate gallerie e tunnel… Nell’andare invece, si scopre che il baricentro basso e il peso già non elevato (186kg in ordine di marcia) fanno di questa moto una vera e propria bicicletta: facile da guidare, agile nel traffico e con un motore scattante (Classico motore Ducati bicilindrico a L, 803cc con 75 cavalli), sempre pronto anche nei regimi più bassi.

La forcella rovesciata Kayaba di 41mm e il monoammortizzatore regolabile in precarico dietro, tengono ferma la moto anche sulle strade più rovinate, mentre le gomme Pirelli dual sport mordono l’asfalto in modo più che soddisfacente. La frenata, garantita da un disco di 330mm con una pinza Brembo Monoblocco a 4 pistoncini davanti e un disco da 245mm dietro, è forte e progressiva, con ABS di serie.

Ci piace: Intuitiva, facile da guidare. Comoda in città e divertente fuori porta.

Ci piace un po’ meno: Il cambio, che anche se può essere considerato un tratto caratteriale di questa moto, esige di un movimento deciso del piede per cambiare le marce.

Verdetto finale: Scrambler Ducati è una moto con la quale ci si può andare dappertutto, divertendosi da matti. Non bisogna pianificare un viaggio o pensare di andare in un posto speciale: basta un tragitto casa-lavoro o le due curve dietro casa, ma anche il pezzo di strada sterrata più vicino per capire che con la Scrambler ci vuole veramente poco per iniziare a sorridere dentro il casco!